Archeologia

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Modica: un bilancio preliminare delle ricerche archeologiche

di Vittorio G. Rizzone - Anna M. Sammito

Le testimonianze si infittiscono nel periodo ellenistico sia nel territorio (22) che nel centro urbano. Nella zona di Santa Teresa, oltre ai reperti preistorici e a quelli arcaici suddetti, furono rinvenuti unguentari, coppette e vasi a vernice nera del IV-III secolo a.C. (23). Altri rinvenimenti si segnalano in aree delle pendici del Castello: in vico Medica (fig. 1) (24), nella zona bassa della Via Lunga - Corso Garibaldi (fig. 2) (25), e nel vicino Piano di San Pietro, dove, durante i lavori occorsi per la costruzione della Domus Sancti Petri nel 1961, furono recuperati, fra l’altro, numerosi frammenti di skyphoi, di coppette e di piatti a vernice nera, di anfore di cui una rodia, e di unguentari. Nella zona della fontana di San Pancrazio, in giacimento superiore ai suddetti materiali preistorici, vennero rinvenuti unguentari (26), lucerne e vasi a vernice nera (27). Un frammento di anfore rodia con timbro proviene dalla zona del Quartiriccio (28).

Cicerone (Verr. III, 101 e III, 120), Plinio il Vecchio (N.H. III, 91), Tolomeo (III, 4, 4 e III, 4, 7) e Silio Italico (XIV, 268) testimoniano l’esistenza di Modica tra il I secolo a.C. ed il II secolo d.C.. Ma, proprio per questo periodo attestato dalle fonti, ci si trova di fronte ad un’imbarazzante lacuna documentaria dal punto di vista archeologico (29). In realtà, a parte il rinvenimento occasionale, nell’alveo del torrente (Janni Mauro ), dei frammenti di una zampa e della coda di una pregevole statua equestre in bronzo di poco più grande del vero, datata da Orsi ad età ellenistico-romana (30), solo da contrada Treppiedi, periferica rispetto al centro urbano e recentemente fagocitata dall’espansione edilizia (zona 167), sono noti alcuni reperti che indiziano una frequentazione. Qui sono stati recuperati lagynoi databili fra il I secolo avanti ed il I dopo Cristo e frammenti di anfore di tipo Dressel 2-4, di tipo Middle Roman 1 della classificazione di Riley e di anfore tripolitane (31) della prima e della media età imperiale. Nel rimanente territorio modicano sono noti ritrovamenti del II e III secolo d.C. in contrada Baravitalla (32) a Cava Ispica, a Ciarciolo-Marina di Modica (33) e nelle contrade Trebalate, Serrameta, Sant’Angelo (34) e forse anche in contrada Rassabia (35).

Ed in realtà, soltanto con l’età tardo antica le testimonianze si infittiscono. In particolare nel centro urbano sono state recentemente scoperte ed illustrate le necropoli ipogeiche disposte lungo i versanti dello sperone del Castello (36). Nel versante orientale si ha la maggiore concentrazione dei sepolcri, distribuiti lungo il percorso naturale che dalla rocca scendeva verso il fondovalle, percorso grosso modo ricalcato dall’attuale via Catena: il nucleo più cospicuo è costituito da tre ampi ipogei ubicati sotto il grande muro del giardino settentrionale del Castello e tracce di un altro piccolo ipogeo restano, ad un livello inferiore, lungo la via Sbalzo al n.c. 35; tutti, purtroppo, sono stati in gran parte devastati sia da crolli che dalla utilizzazione come cave per l’estrazione della pietra. Al loro interno, tuttavia, è ancora possibile distinguere una varia tipologia sepolcrale con loculi a pila, arcosoli monosomi, polisomi e baldacchini. Nello stesso versante, tracce della necropoli tardoromana si seguono fino al quartiere Catena, dove, presso la chiesa rupestre di Santa Venera, vi è una tomba preistorica a grotticella artificiale adattata ad arcosolio bisomo (37). Minori sono gli avanzi della necropoli nel versante occidentale dello sperone del Castello: solo parte di un ipogeo e di un arcosolio. Il resto è stato tutto devastato dall’insediamento rupestre, e lo sbancamento per l’apertura della porta di ponente del Castello, nella prima metà del XVII secolo, ha comportato l’attuale isolamento in posizione elevata nella parete di roccia.

Le necropoli, tutte violate ab antiquo, non hanno restituito materiali; sporadici frammenti tardoromani, tuttavia, sono stati recuperati nell’area del Castello e nel piano di Santa Teresa (38).

All’interno dell’attuale centro abitato di Modica un’altra coeva testimonianza sepolcrale si trova nel quartiere Cartellone, in un ingrottamento di via Rosso, ampiamente rimaneggiato e con piano di calpestio ribassato (39).

(A.M.S.)