Archeologia

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Modica: un bilancio preliminare delle ricerche archeologiche

di Vittorio G. Rizzone - Anna M. Sammito

Nel circondario la documentazione archeologica è piuttosto cospicua: limitandoci alle zone immediatamente vicine, si registrano rinvenimenti nelle contrade San Giuliano, Rocciola, Treppiedi, Monserrato, Caitina - Cava Ddieri a Sud e nelle contrade Fasana - Cava Fazio, Vaccalina, San Silvestro a Nord del centro urbano: si tratta per lo più di fattorie o di piccole borgate che dovevano gravitare attorno a Modica (40). In contrada Rocciola (via Rocciola-Scrofani), per la quale già P. Orsi aveva segnalato l’esistenza di sepolcreti tardi (41), è stato rinvenuto un ipogeo dal quale è stato recuperato un frammento di lastra di calcare con un’iscrizione funeraria (42); tombe del IV-V secolo d.C. sono stati segnalati da Belgiorno, in contrada San Giuliano, in proprietà Diana - Calabrese (43).

Seguono i notevoli ritrovamenti effettuati nella vasta contrada Treppiedi, che costituiscono, peraltro, le prime testimonianze inequivocabilmente cristiane nel territorio modicano: a P. Orsi si deve la scoperta di due ampi ipogei funerari, denominati A e B, ai quali aggiunse altri due in area limitrofa senza fornire, tuttavia, planimetrie e indicazioni dettagliate (44); Di Stefano ne ha recentemente segnalato altri due (C e D), fornendo la planimetria dell’ipogeo C (45). Quel che resta oggi, risparmiato dalla fagocitazione dell’edilizia moderna, non è che l’ipogeo B di Orsi, ubicato al n.c. 212B di via Resistenza Partigiana e l’ipogeo C di Di Stefano noto come "a criesia", ubicato presso il n.c. 230 della stessa via.

Orsi, oltre a vario materiale fittile, recuperò anche quattro epigrafi, tra le quali, in particolare, se ne segnala una che ci tramanda il nome di un tale Aithales, al quale si deve l’impianto del cimitero e di una chiesa (46) ed il toponimo della zona: "Hortisiana" (en Hortesianois). Una seconda epigrafe è relativa ad un certo Z[osi]mos. Le due epigrafi, datate, la prima al 396 o al 402 e la seconda al 402, ci forniscono importanti indicazioni cronologiche per l’uso del cimitero e la frequentazione dell’insediamento relativo (47). Recentemente sono state messe in luce una fattoria ed una necropoli con tombe a fossa ed un piccolo ipogeo dal quale proviene, fra l’altro, un’epigrafe funeraria di una tale Dionysa; i materiali sono databili dal I al V secolo d.C. (48).

Altri rinvenimenti si segnalano in contrada Caitina dove, in proprietà Arena, è stata rinvenuta agli inizi del secolo una sepoltura provvista di corredo (brocca, piatto e lucerna fittili) e di titolo funerario che menziona la defunta Mar[kia] (49); nel sottostante vallone della Fiumara è stata rinvenuta un’epigrafe relativa ad un tale Klo[dios] (50); un’altra epigrafe - anch’essa, come le precedenti, di età tardo-romana, ma ora dispersa - è stata rinvenuta dal Minardo (51) nella Cava Ddieri, dove, fra le grotte dell’insediamento rupestre, sono state riconosciute tracce di precedenti ipogei (52); oltre a queste si segnala una piccola necropoli, in contrada Caitina - Monserrato, nel versante del San Liberale, caratterizzata da alcuni ipogei, prevalentemente rimaneggiati, e comunque tutti violati in epoca antica, qualche arcosolio isolato e qualche tomba a fossa (53).

A Nord della città, in contrada Vaccalina (54), si trova una necropoli tardoromana costituita da almeno due piccoli ipogei con una ventina di loculi in ognuno e da arcosoli e fosse; nella contrada Fasana - Cava Fazio (55) la necropoli è costituita da ipogei, fosse e arcosoli isolati sparsi in un’area piuttosto ampia. Presso la chiesa rupestre di San Silvestro, infine, si segnala un arcosolio bisomo, forse ultima reliquia di una necropoli tardoromana, per il resto divorata dagli insediamenti successivi (56).

Già da questo breve excursus delle zone immediatamente limitrofe all’attuale centro urbano, emerge come nella tarda età romana vi sia una notevole occupazione delle campagne: si tratta di borgate e villaggi che, tuttavia, si conoscono quasi esclusivamente sulla base delle necropoli relative, in genere ipogei più o meno grandi o tombe a fossa subdiali, quasi sempre violate ab antiquo. Ed in realtà la mancanza di scavi sistematici non permette di poter definire in senso diacronico la dinamica insediamentale nel territorio: ad esempio la tradizionale cronologia delle necropoli ipogeiche potrebbe essere rivisitata e tale modo di seppellire potrebbe esser durato anche oltre il V secolo d.C. D’altra parte, la stessa fisionomia della distribuzione degli insediamenti sembra potersi riconoscere anche per il periodo bizantino: resti di "case bizantine" furono segnalati da Orsi nelle contrade Gisana, Rassabia, Michelica - Palazzetti e Scrofani - Cipolluzza (57), ma questi resti in gran parte sono stati spazzati via dalla bonifica agraria, senza che sia stato eseguito un solo scavo o un solo rilievo; l’unico monumento che rimane è la nota chiesa di San Pancrazio a Cava Ispica (58). Diventa anche difficile mettere in relazione queste testimonianze con le numerose reliquie di architettura megalitica sparse nel territorio, quali quelle delle contrade Miglifulo - Anticaglia, Cavetti, Bosco e Cassaro noti all’Orsi (59). È suggestiva l’ipotesi, ovviamente tutta da dimostrare, che questa tipologia insediamentale sia da collocare cronologicamente in un momento avanzato del dominio bizantino in Sicilia (60), ovvero con la costituzione, verso la fine del VII secolo, del thema di Sicilia e con il processo di fortificazione del territorio che ne seguì.

Se si volge lo sguardo al centro urbano di Modica, il periodo bizantino è indiziato soltanto dalla presenza di materiali che furono recuperati nella piazza di Santa Teresa nel 1878 (61): si tratta di due brocchette con decorazione a pettine inquadrabili nel VII secolo, provenienti, forse, da un contesto tombale (62). Le lacune documentarie, allo stato attuale delle ricerche, non permettono di avanzare argomentazioni riguardo all’assetto topografico del centro di Modica che di certo in questo periodo si avviava ad una trasformazione con l’incastellamento della rocca (63) ed un sistema di fortificazioni ad essa collegato, come è possibile evincere dalle cronache arabe, che menzionano la presa delle "rocche di Modica" per l’anno 844/845.

(V.G.R.)