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La storia di Euphie.

"Riconosco che fu molto imprudente da parte mia andare a passeggiare al tramonto nel meandro di viuzze alle spalle del capolinea dell’autobus di Los Angeles. Ero giovane e per la prima volta mi trovavo in una grande città. Dovevo aspettare la sera per recarmi ad un appuntamento di lavoro e pensai di dedicare qualche ora a visitare quel quartiere che non conoscevo. Finii per perdermi in quelle piccole strade poco frequentate, e mentre cercavo di orientarmi mi accorsi che nel buio tre uomini mi seguivano, cercando di non dare nell’occhio. Tremante di paura, feci quello che faccio sempre quando ho bisogno di aiuto: mi raccolsi in preghiera e chiesi a Dio di aiutarmi.

Quando sollevai la testa, vidi un quarto uomo che correva verso di me nel buio. O Dio, adesso ero veramente perduta! Ero così terrorizzata che mi ci volle qualche momento per rendermi conto che riuscivo a vedere quell’uomo anche al buio. Indossava un giubbotto candido e i blue-jeans, e aveva in mano una gavetta. Doveva avere circa trent’anni ed era alto almeno un metro e ottanta. Il suo viso era severo ma bello: non posso descriverlo che in questo modo. Corsi verso di lui e gli dissi: "Mi sono perduta e sono seguita da alcuni uomini. Ho paura…".

"Vieni", disse lui, "ti porto al sicuro".

Era forte e infondeva un senso di sicurezza.

"Non so che cosa sarebbe successo se lei non fosse passato di qui…", gli dissi.

"Lo so io!", disse lui. Aveva una voce profonda e melodica.

"Ho pregato tanto Dio di aiutarmi appena prima che lei arrivasse…".

Un sorriso appena percettibile apparve sulla sua bocca e nei suoi occhi: "Ora sei al sicuro". Stavamo infatti avvicinandoci alla stazione dell’autobus.

"Grazie, grazie tante!" esclamai con calore e riconoscenza. "Ciao, Euphie!".

Rimasi come folgorata. Euphie! Mi aveva chiamato per nome! Mi voltai repentinamente, ma lui era sparito!".