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TUTTO SUGLI EX-LIBRIS   a cura di Enzo Pellai

In seguito all'invenzione della stampa a caratteri mobili e l'uso della carta per la produzione dei libri, gli emblemi furono incisi con la tecnica del bulino e della xilografia, e poi riprodotti su foglietti stampati in numerose copie, adatti ad essere applicati sulla faccia interna della copertina oppure sul foglio di riguardo.

Poiché il libro non era più un'opera unica manoscritta, bensì una copia simile a tante altre contemporaneamente pubblicate, gli emblemi, pur mantenendo il loro significato celebrativo, accrebbero progressivamente la loro funzione di individuazione del proprietario fra le tante persone che possedevano la medesima edizione.

La formula "Ex libris", che nella sua traduzione letterale significa '' proveniente dai libri ...', fu stampata sui foglietti solo all'inizio del XVII secolo, quando per la loro vasta diffusione, i libri, con più facilità che nel passato, cambiavano di proprietà per eredità, per donazione o per venalità. Lo conferma anche il recentissimo studio di Petr Masek ("Grapheion" n°2 - direttore della Biblioteca del Museo Nazionale di Praga che riproduce come primo exlibris boemo l'emblema di Jan Hodejovsky, eseguito nel 1536, ma afferma che il primo exlibris "nel vero senso della parola" fu quello creato nel 1609 da Egidius Sadeler per la biblioteca di Petr Vok Ursini Rozmberks (infatti la sua vignetta è accompagnata dalla scritta: "Ex Bibliotheca, Illustrissimi Principis, Domini Dni Petri Vok Ursin…"). Per quanto finora scritto è riduttivo, e anche un pò' ingenuo, affermare, come fanno alcuni, che la funzione dell'exlibris era quella di impedire i furti e di sollecitare la restituzione nel caso di un prestito. Per realizzare questo scopo i monaci fissavano i codici ai banchi con delle catene, mentre i principi e i porporati li custodivano in sicuri "armarari"; inoltre, quando veniva fatto un prestito non ci si fidava della parola, ma si chiedeva un pegno adeguato al valore. Per esempio sul foglio 194 del Seneca "Tragedie" (sec. XV) appartenente alla Biblioteca Vaticana sono scritte, in ebraico, varie note di pegno.

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